Le analisi di mercato promuovono a pieni voti i servizi cloud. Sia all’estero, sia in Italia, grazie all’accelerazione dovuta alla pandemia, i numeri sono in crescita. Inoltre, i servizi cloud, giocherebbero un ruolo di rilevo contro le crisi climatiche.
Ecco come
Non c’era da stupirsi: la spesa per i servizi in infrastruttura cloud è aumentata del 36% a 47 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2021. Se, da un lato, la pandemia ha accelerato l’ormai nota migrazione del carico di lavoro dagli uffici alle abitazioni, vi è stato anche un impulso favorevole allo sviluppo di applicazioni native del cloud. Secondo gli ultimi dati di Canalys, la spesa è stata di oltre 5 miliardi di dollari in più rispetto al trimestre precedente e di oltre 12 miliardi di dollari in più rispetto al secondo trimestre del 2020. La pandemia ha messo in luce molte fragilità economiche e operative, negli ultimi 18 mesi.
Le società verticali hanno risposto e si sono concentrate sulla pianificazione della resilienza aziendale che ha accelerato i progetti di trasformazione digitale e aumentato il consumo del cloud. Dunque, la ripresa è in corso, ma altri fenomeni, apparentemente fuori luogo, stanno minando il campo della ripartenza. Stiamo parlando degli eventi meteorologici estremi e dei disastri naturali dei primi sei mesi di quest’anno che hanno sollevato preoccupazioni per l’interruzione a lungo termine di questo ciclo a causa, appunto, dei rischi ambientali. Che fare? Canalys intravede nei servizi cloud lo sblocco al miglioramento non solo della resilienza ambientale ma il giusto traino alla ricerca della sostenibilità come tema centrale negli investimenti post-pandemia. L’impatto ambientale del settore tecnologico è sotto i riflettori e governi, imprese, consumatori e investitori aumentano gli obiettivi e le aspettative di sostenibilità. “La consapevolezza del consumo di energia e delle emissioni di carbonio dei servizi digitali forniti dai data center gestiti da fornitori di servizi cloud sta crescendo. Ma i principali fornitori sono anche in prima linea negli sforzi di resilienza ambientale”, ha affermato Blake Murray, analista ricercatore di Canalys. “Le migliori pratiche e tecnologie utilizzate da queste aziende saranno l’esempio per il resto del settore, mentre i clienti utilizzeranno sempre più i servizi cloud per alleviare alcune delle loro responsabilità ambientali e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità”.
Com’è messa l’Italia?
E, su questo fronte, come si colloca l’Italia? Lo spiega la School of Management del Politecnico di Milano che, attraverso l’Osservatorio Cloud Transformation, ha sottolineato come, nel solo 2020, il cloud si sia rivelato il miglior alleato per rispondere alla situazione di enorme fragilità a cui la pandemia ha sottoposto l’intero sistema economico e sociale, stravolgendo di conseguenza le dinamiche del mercato italiano, che ha superato i 3,34 miliardi con una crescita del +21%. È stata soprattutto la componente SaaS (oltre 1 miliardo di euro di spesa complessiva, +46% rispetto al 2019) a guidare questa dinamica, con l’esplosione di tutte le categorie che hanno permesso alle aziende di restare operative in fase emergenziale.
Nel dettaglio, il Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, si conferma protagonista con una crescita del +30% e un valore complessivo che raggiunge i 2 miliardi di euro; il Virtual & Hosted Private Cloud registra una buona dinamica (+11%) arrivando a 732 milioni di Euro; la datacenter automation, ovvero la modernizzazione delle infrastrutture on-premise, subisce un rallentamento rispetto al 2019, crescendo del +6% per un totale di 583 milioni di Euro. I servizi Software as a Service (SaaS) crescono del +46% e arrivano oggi a rappresentare la metà del volume di spesa in Public & Hybrid Cloud complessiva. Il contesto emergenziale ha portato le aziende a focalizzarsi sul cloud per tutte quelle categorie di servizi che permettevano di restare operative, adottando soluzioni pronte all’uso legate soprattutto a Collaboration e Gestione Documentale ma anche a Portali B2c/eCommerce e Analytics (guidati dalla componente di Artificial Intelligence).
La componente Platform as a Service (PaaS) segna +22% e rappresenta il 14% del mix, guidata dalla crescita delle funzionalità abilitanti i Big Data Analytics a causa dell’aumento delle attività online (e quindi dei dati generati) nonché dalla necessità per tutti i settori di interconnettere i processi e monitorarli. L’Infrastructure as a Service (IaaS) cresce del +16% e vale oggi il 36% della spesa complessiva, con un forte incremento delle Virtual Machine per ambienti di produzione e del Container Management.
In conclusione, secondo l’ultimo rapporto Anitec-Assinform si nota un andamento a doppia velocità: l’area più tradizionale di mercato cresce ma in modo abbastanza stabile al 3% mentre lato Digital Enablers si è registrata una crescita del 7,1% nel 2020, trainata da cloud e cybersecurity e in ulteriore crescita tra l’11,7% e il 12,5% negli anni a venire.
Cosa dicono le previsioni
Strategia Cloud Italia:
Un asset di rilevo contemplato nel PNRR è la creazione di un cloud nazionale della pubblica amministrazione. Il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha tratteggiato quelle che sono le cosiddette linee guida di un cloud nazionale, meglio nota come Strategia Cloud Italia, che corra su tre direttrici: classificazione dati e servizi della PA per guidare e supportare la migrazione al cloud; qualificazione dei servizi cloud attraverso un processo di scrutinio tecnologico e realizzazione un Polo Strategico Nazionale dedicato ai servizi strategici. Proprio su quest’ultimo punto si evince, dal documento governativo, che la gestione operativa sarà affidata a un fornitore qualificato che abbia le caratteristiche ei requisiti ad hoc. Le idee, le soluzioni, i propositi per accodarsi e mettere in atto i buoni propositi governativi non sono mancati così non sono mancate anche alcune critiche, come per esempio quella di Michele Zunino, CEO di Netalia (azienda distribuita da Cips Informatica) e Presidente del Consorzio Italia Cloud, che propone il consorzio di cui è a capo come ente interessato a “rappresentare le competenze, le infrastrutture e i soggetti italiani pubblici e privati già presenti e operativi sul territorio nazionale e siamo in attesa di conoscere le linee tecniche da seguire per la partecipazione al bando di gara per il PSN, la cui pubblicazione è prevista entro la fine di quest’anno”, spiega dalle pagine del sito agendadigitale.eu. Il CEO di Netalia, che ha tutti i data center in Italia, esprime qualche perplessità. Il cloud e, ovviamente l’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal PNRR, non è solo una questione tecnologica ma anche economica e, pertanto, il Presidente del Consorzio Italia Cloud fa notare che sono state individuate dal governo tutte le azioni da mettere in campo, ma non come andranno ad associarsi agli obiettivi del PNRR che sono: crescita occupazionale, aumento delle competenze e, non da ultimo, la crescita nel nostro Pil. Zunino ribadisce quanto sia, più unico che raro, il momento storico in cui ci troviamo e, cioè, costruire un’infrastruttura abilitante che resti operativa nel nostro paese e rappresenti un asset di rilancio, grazie proprio ai fondi del PNRR. Ma una realtà, come quella del neonato consorzio presieduto da Zunino, cosa può portare? Ce lo dice il presidente dalle pagine di agendadigitale.eu:
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Stefano Belviolandi
Stefano Belviolandi è giornalista professionista dal 2000. Dopo un’esperienza nella redazione economica di ItaliaOggi passa al settore informatico lavorando per diverse testate specializzate in ambito canale distributivo. Successivamente, ha lavorato per oltre 10 anni presso la redazione online di ChannelBiz, testata di NetMediaEurope, occupandosi delle strategie di canale. Oggi è responsabile della testata online ChannelTech (Avalon Media). Collabora a speciali, videointerviste, moderazioni in diversi settori. Ha seguito corsi SEO, social media marketing e di speaking radiofonico.