È bastato che il Ministro per la transizione digitale, Vittorio Colao, dicesse alcune poche semplici parole per scatenare una bomba mediatica senza se e senza ma.
Ma veniamo ai fatti. Qualche giorno fa, il ministro, invitato a una conferenza stampa su temi che hanno toccato, tra gli altri, il cloud se ne è uscito, rispondendo ad alcune domande della stampa con la seguente affermazione: “Molto spesso ci sono data center piccolissimi, che non sono sicuri, che non sono moderni, che non sono efficienti e non sono sostenibili e quindi – diciamolo – non avrebbero motivo di esistere”. Dopodiché apriti cielo. Di sicuro, una tale affermazione ha fatto storcere il naso a chi, corpo e anima, ha investito molto nelle sue strutture, anche di piccole dimensioni, ma efficienti quanto basta per fare a dovere il loro lavoro e sono sicuri perché chi li ha progettati ha saputo fare il proprio lavoro.
Ad alzare ‘lo scudo di guerra’ il presidente del Consorzio Italia Cloud Michele Zunino che ha preso carta e penna e ha risposto al ministro. “Conosciamo la passione del Ministro Colao per i grandi operatori globali come Google e Microsoft,
ma non può più far finta che in Italia non esistano altri Cloud provider innovativi e capaci di intercettare la richiesta delle PA e delle imprese sul territorio, anche meglio dei grandi hyperscaler”, ha detto. “C’è un mercato intero che sta andando nella direzione opposta a quella che ha disegnato il Ministro Colao ieri in conferenza stampa” ha proseguito Zunino. “Le inhouse regionali, ad esempio, con il loro patrimonio di strutture e di personale qualificato. La stessa gara per il cosiddetto cloud di Stato poteva avere esternalità positive anche per le PMI italiane del settore. Ma così non è stato ed il mondo della PA locale si sta attivando diversamente da quel progetto; quindi, è molto probabile che ci saranno degli scenari di mercato legati alla richiesta della PA locale che saranno diversi dal Polo Strategico Nazionale”, ha affermato Zunino.
La sicurezza è tutto, anche per i piccoli cloud provider
E non ci sta nemmeno Giovanni Zorzoni, presidente di AIIP – Associazione Italiana Internet Provider che subito ha dichiarato: «Non vi è correlazione tra la dimensione e la sicurezza ed efficienza dei data center” e, ha puntualizzato: “anche le reti 5G tanto spinte dalla politica sono un complesso sistema di edge-computing: ritenere insicuri i data center di prossimità implicherebbe, secondo la medesima logica, che la rete 5G sia il cloud/networking più insicuro al mondo. In realtà in Italia le PMI e le inhouse regionali realizzano Cloud avanzati secondo i migliori modelli di sicurezza ed efficienza e sono l’esempio delle migliori implementazioni di digitalizzazione diffusa del nostro paese. Nondimeno, la stretta del Garante italiano, dopo quello francese ed austriaco, sulle violazioni di taluni servizi che esportano dati dei cittadini europei in violazione della normativa sulla protezione dei dati evidenzia in modo lapalissiano quanto sia importante non solo come, ma anche dove si processano i dati personali”. “Tutti i regolamenti – ha ricordato il Presidente di AIIP – dal Data Act al Data Governance Act, sono tesi alla tutela del valore anche economico di quei dati, addirittura puntando a estendere la protezione oggi accordata dal GDPR ai dati personali anche a quelli aziendali. Parallelamente il Digital Service Act ed il Digital Market Act stanno cercando di porre un freno al potere delle piattaforme globali e di tutelare utenti e imprese in un gioco competitivo compromesso da abusi di dipendenza economica. Sul punto è massima l’attenzione anche dei Garanti europei per la Protezione dei Dati Personali, inclusa l’Autorità italiana”.
Il Ministro deve conoscere la professionalità delle imprese
AIIP pertanto invita il Ministro Colao a considerare attentamente il ruolo e la professionalità delle imprese italiane attive nei data center, nel cloud computing e nelle reti alternative di fibra ottica, che da decenni (e questo ne denota plasticamente la loro sostenibilità nel lungo periodo), senza contributi pubblici,
determinano la crescita del sapere digitale nelle economie territoriali, stimolando la permanenza in Italia delle migliori competenze che oggi si formano nelle università e contribuendo, al contempo, alla salvaguardia dei dati di aziende e cittadini, autentico valore strategico all’interno dei confini dell’Unione. “La piena autonomia digitale di un Paese – ha concluso Zorzoni – si realizza in primis con il coinvolgimento e la crescita delle Pmi nazionali, mantenendo effettive possibilità di controllo, non meramente contrattuale, sul proprio patrimonio di dati e sulle tecnologie che ne abilitano il trattamento”.
Soluzioni smart per garantire la crescita delle
“La dimensione del datacenter è un parametro irrilevante in merito alla sicurezza e all’efficienza”, ha confermato Zunino. “In epoca di edge computing, si cerca di avvicinare il dato all’utente e tutti stanno pensando a soluzioni smart più piccole proprio per garantire una crescita di aziende locali e di competenze nazionali. Al contrario la localizzazione del dato è un tema giuridico che non è suscettibile di interpretazioni. Il Ministro non può dire che è irrilevante sapere se il dato è ospitato nei data center di Google o di Microsoft: vuol dire cancellare di colpo il GDPR e tutto il pacchetto di regolamenti in arrivo dall’Europa”.
Aldo Castagnetti
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