Stessa spiaggia stesso mare oppure meglio prestare attenzione a un mare differente? Un paragone un po’ azzardato ma, ciò che vogliamo portare a galla con questo articolo, che riguarda i Managed Service Provider, è se sia il caso per gli Msp stessi di portare avanti gli stessi servizi o non sia il caso di guardare oltre l’orizzonte e vedere cosa c’è oltre la barriera e quali novità, in termini di servizio, sostenere verso la clientela? Un nuovo ruolo, dunque, si può profilare per gli Msp che, nell’era del cloud, si vedono di fronte uno scenario a cui riflettere. Se, come fornitore di servizi gestiti all’avanguardia, vuole continuare a offrire ai suoi clienti gestione on-site delle workstation e dei server, servizi di help desk, firewall e remote monitoring delle reti in chiave di business continuity, deve assolutamente liberarsi dai limiti imposti da un’infrastruttura proprietaria, che richiede competenze gestionali specialistiche.
Nell’era della scalabilità nativa e on-demand, della virtualizzazione e dello sviluppo cloud-native del ciclo di vita delle applicazioni, allearsi con una cloud company dotata di asset, competenze specialistiche e processi, consente, infatti, a un Msp di non preoccuparsi della sicurezza del velivolo sul quale viaggiano i suoi clienti, per concentrarsi, invece, sull’offerta di servizi che, al pari di un check-in senza coda e della gentilezza e professionalità del personale a bordo, possono davvero fare la differenza.
A patto, naturalmente, di valutare il proprio compagno o compagna che, oltre ad asset, competenze specialistiche e processi, deve anche assicurare a un MSP massima flessibilità, quest’ultima intesa sia come piena integrazione con le soluzioni utilizzate, sia come controllo totale sul cliente finale, perché non interferisce nel rapporto ed evita dinamiche di vendor lock-in. Infine, se in aggiunta a tutte queste caratteristiche il cloud provider al quale un Msp lungimirante dovesse decidere di affidarsi fosse anche italiano, a pesare positivamente sulla sua scelta ci sarebbe anche tutta una serie di aspetti particolarmente differenzianti. La stessa lingua, tanto per cominciare, ma anche la vicinanza territoriale dei suoi data center, il medesimo fuso orario in caso di richiesta di intervento e, soprattutto, la tracciabilità giuridica dei dati.
Lo spunto ci è arrivato dal blog di Netalia, azienda distribuita da Cips Informatica, realtà che aiuta i partner a diventare cloud first. E, a sostenere questa attenzione giungono i dati di Canalys che analizza l’andamento dei servizi e dà qualche spunto interessante che guarda a quali strade percorrere per essere vincenti. La maggiore dipendenza da ambienti cloud complessi può comportare sfide quando si tratta di gestirli. I fornitori di servizi cloud stanno cercando nuovi modi per aggiungere valore ai propri clienti introducendo componenti IA. Si prevede che questa tendenza cresca laddove l‘IA potrà semplificare e migliorare i flussi di lavoro all’interno delle imprese, ha sostenuto qualche settimana fa Yi Zhang analista di Canalys.
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